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INIZIATIVE ED EVENTI

XI CABINA DI REGIA PER L'INTERNAZIONALIZZAZIONE

Formazione manageriale, incentivi per l'aggregazione tra imprese e la valorizzazione dell'offerta, finanza agevolata e a fondo perduto, differenziazione dei mercati di collocamento, accordi di libero scambio e contrasto all'Italian sounding, collaborazioni con la GDO estera e Mezzogiorno, le priorità consegnate dall'Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative e Legacoop) ai rappresentanti del Governo presenti.

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XI CABINA DI REGIA PER L'INTERNAZIONALIZZAZIONE

XI CABINA DI REGIA PER L'INTERNAZIONALIZZAZIONE

Formazione manageriale, incentivi per l'aggregazione tra imprese e la valorizzazione dell'offerta, finanza agevolata e a fondo perduto, differenziazione dei mercati di collocamento, accordi di libero scambio e contrasto all'Italian sounding, collaborazioni con la GDO estera e Mezzogiorno, le priorità consegnate dall'Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative e Legacoop) ai rappresentanti del Governo presenti.

Calendario venerdì 17 febbraio 2023

 

Si è riunita, ieri, la Cabina di Regia per l'internazionalizzazione co-presieduta dai Ministri Antonio Tajani (MAECI) e Adolfo Urso (MIMIT).

In rappresentanza dell'Alleanza delle Cooperative Italiane (AGCI, Confcooperative e Legacoop), Organizzazione cofondatrice della Cabina, è intervenuto Marco Venturelli, Segretario Generale di Confcooperative. 

Di seguito alcune delle priorità che le Centrali Cooperative hanno consegnato ai Ministri ed ai Rappresentanti del Governo presenti all'incontro.

 

Investire di più in formazione manageriale per aumentare il numero delle imprese esportatrici

In Italia, le aziende esportatici sono meno di 200mila, il 12% circa delle imprese complessivamente attive. Chiediamo una più incisiva attività di formazione manageriale volta a creare le condizioni necessarie affinché un sempre maggiore numero di imprese riescano a cogliere le opportunità che possono offrire i mercati esteri, soprattutto in quei settori come welfare, facility management, energia e ambiente, turismo, arte, cultura,  costruzioni e progettazione in cui l'internazionalizzazione del Made in  Italy può esprimere ancora grandi potenzialità.

 

Incentivare forme di aggregazioni tra imprese per la contentrazione e la valorizzazione dell'offerta

Secondo le ultime rilevazioni ISTAT, il 77% delle aziende esportartici italiane esporta per un fatturato inferiore a 750mila euro l’anno e genera solo l’1,7% dell’export complessivo. Servono azioni e strumenti mirati per incentivare nuove forme di aggregazione tra imprese, per una maggiore concentrazione dell’offerta oltre che per un’ottimizzazione di risorse umane e finanziarie a disposizione (contratti di rete, consorzi per l’export, cooperative di scopo).

 

Finanza agevolata: rifinanziamento del Fondo 394/81 gestito da SIMEST

Gli strumenti di finanza agevolata gestiti da SIMEST (Fondo legge 394/81) hanno dato ampia dimostrazione di efficacia per sostenere l’export e l’internazionalizzazione di migliaia di imprese. Accogliamo positivamente il rifinanziamento della Misura ma non comprendiamo la decisione di ridurre la componete del co-finanziamento fino ad un massimo del 10% a fondo perduto rispetto al 25% concesso nelle ultime annualità (fino al 40% per le aziende del Mezzogiorno). Chiediamo di rivedere tale decisione, magari prevedendo un meccanismo di premialità che riconosca un maggiore supporto a favore delle Micro e Piccole imprese. Piena  condivisione, invece, circa la proposta di estendere le misure a figure professionali (Temporary Manager) con competenze trasversali in diverse materie e non solo ai Digital Temporary Export Manager.

 

Politiche di differenziazione dei mercati

Sempre secondo le ultime rilavazioni ISTAT, oltre il 30% del nostro export dipende da tre Paesi (Germania, Stati Uniti e Francia) ed il 62% è riconducibile a non più di 10 mercati. Serve diversificazione. Chiediamo, quindi, di continuare ad utilizzare lo strumento delle Missioni imprenditoriali a guida politica per ricercare nuovi spazi commerciali, a partire da quei Paesi che beneficeranno delle nuove scelte di fornitura energetica del nostro Paese (Nord Africa e Medio Oriente) fino a quei Paesi che sono stati oggetto di recenti Accordi di libero scambio o che sappiamo possono esprimere ancora un alto potenziale per il nostro export (Paesi dell’Est Europa, Canada, Giappone, India, Vietnam e Corea del Sud).

 

Accordi di libero scambio, tutela del Made in Italy e contrasto all’italiano sounding

Abbiamo sempre accolto con grande favore gli Accordi di Libero Scambio che l’Unione Europea sigla con i Paesi Terzi, perché rispondono alla necessità di ampliare le destinazioni delle vendite delle aziende italiane, favoriscono l’accesso ai mercati dei prodotti Made in Italy, introducono spesso elementi di complementarietà degli standard qualitativi e sanitari con gli altri Paesi, consentono una maggiore tutela delle Indicazioni Geografiche nei mercati dove storicamente si registra una forte tendenza all’Italian Sounding.

Troppo spesso, tuttavia, nonostante l’entrata in vigore di tali Accordi, le imprese continuano a registrare numerosi intoppi burocratici o addirittura formali legati alle barriere non tariffarie create ad hoc.

Auspichiamo che questo Governo si faccia promotore di un sempre maggior controllo a livello comunitario della reale applicazione degli Accordi di Libero Scambio e di una corretta gestione delle regole da essi derivanti, così come un più proficuo e permanente dialogo tra la Pubblica Amministrazione e le Organizzazioni di rappresentanza.

 

Il rapporto con la GDO estera

La GDO estera rappresenta un importante strumento strategico per la diffusione e la valorizzazione del nostro made in Italy, perché contente alle imprese di arrivare direttamente ai consumatori finali con i loro brand, i loro packaging, i loro messaggi identificativi, autentici e distintivi. Oltre ad una necessaria attività di semplificazione dei procedimenti di esportazione, dobbiamo lavorare per creare quelle condizioni affinché i retailers internazionali trovino più conveniente promuovere sui loro scaffali i prodotti Made in Italy rispetto ai prodotti Italian sounding che, solo per il settore agroalimentare, generano un giro di affari di oltre 80 miliardi di euro l’anno.

 

Investire nel Mezzogiorno di Italia

È ancora troppo evidente il gap tra le aziende esportatrici del Centro-Nord e quelle che operano nel Mezzogiorno di Italia. Un ritardo dovuto, per lo più, a problemi di carattere infrastrutturale. Le aziende del Sud sono ancora troppo lontane dei grandi mercati europei. Investire in una più efficiente e veloce connettività del Paese significa anche offrire nuovi spazi commerciali alle aziende del Sud, non solo in termini di export ma anche per quanto concerne i flussi turistici internazionali e la piena valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale, con conseguente incremento di investimenti e nuovi posti di lavoro.

 

Nella Delegazione dell'Alleanza delle Cooperative Italiane anche Francesca OttolenghiResponsabile Ufficio Relazioni internazionali, Politiche europee, Internazionalizzazione delle imprese, Cooperazione allo sviluppo di Legacoop ed Antonello Ciambriello, Responsabile dell'Ufficio per le Politiche di Internazionalizzazione e Mercati di Confcooperative. 

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