Nei formaggi il Nordafrica è, per un verso, presidiato con forza dai produttori locali che tendono a competere sul prezzo, grazie anche ad un livello di reddito medio in generale ancora basso. Sul loro sviluppo e consolidamento, tuttavia, hanno giocato un ruolo ideterminante anche le restrizioni alle importazioni, introdotte da alcuni governi (Egitto e Algeria soprattutto) a seguito di importanti svalutazioni monetarie.
Per altro verso, i marchi internazionali presenti fanno riferimento soprattutto ad aziende francesi, del Nord Europa e a grandi multinazionali.
Il grado di penetrazione del made in Italy sembra dunque ancora limitato. Tuttavia, complessivamente, il nostro export di formaggi e latticini in Nordafrica è passato da 1,954 milioni di euro nel 2016 a 4,599 milioni nel 2018, facendo registrare una variazione di +135,4%. In quantità si tratta di un incremento da 335,1 a 810,9 tonnellate (+142,0%).
Sempre guardando all’intera regione la crescitafatta registrare nel 2018 ha riguardato un po' tutte le categorie di prodotto esportate, trainate da Grana Padano e Parmigiano Reggiano che, insieme, hanno coperto quasi il 40% delle vendite, per un faturato complessivo di poco oltre 1,807 milioni di euro (+22,0% sul 2017).
A livello di singoli paesi (è esclusa la Libia) il Marocco e l’Egitto sono i più recettivi nei confronti della presenza italiana. I mercati marocchino ed egiziano assorbono export dall’Italia l’uno per 188,9 tonnellate e poco più di 1,235 milioni di euro (rispettivamente +57,2% e +53,7% sul 2017), l’altro per 221,4 tonnellate e quasi 1,685 milioni di euro (rispettivamente +41,4% e +51,9% sul 2017).
In rapporto agli standard regionali di accoglienza del formaggio nostrano e tenendo conto delle dimensioni inferiori del suo mercato, è positiva anche la performance della Tunisia, dove il prodotto italiano segna sul 2017 +5,2% in quantità e +17,0% in valore. Decisamente marginale appare invece la presenza sul mercato algerino.